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capitolo decimoquinto 153


Gli errori però e le colpe non furono pari, ma variarono d’importanza e di grado secondo i luoghi, le fazioni, gli uomini. Roma e il Piemonte, essendo i due cardini del Risorgimento, ebbero piú parte delle altre provincie cosi nel bene come nel male: da loro nacque il primo incremento e la ruina. Nei principi fecero miracoli, perché conobbero l’ufficio proprio che loro correva in virtú della nazionalitá comune; il quale per l’una consisteva nell’indirizzo ideale, per l’altro nell’egemonia militare e politica della penisola. Ma quando le propensioni e gli usi innazionali in amendue prevalsero, quando Roma rinunziò alla guerra e il Piemonte impigri in essa abbracciando la mediazione e disdicendo iteratamente la lega, diventarono entrambi occasione e strumento di danni gravissimi, se bene in modo alquanto diverso, perché sul Po sovrastarono i municipali e sul Tevere i puritani. Se non che la colpa del Piemonte fu per un verso piú grave: in quanto cioè, fuggito il papa e caduta Roma in balia degl’ immoderati, il governo sardo poteva ancora salvar l’Italia, se avesse ripigliata e usata energicamente la dittatura; e anche dopo il caso di Novara ogni speranza, come vedemmo, non era spenta. Quanto alle sètte, i torti dei puritani e dei municipali si contrabbilanciano fino a un certo segno, avendo gareggiato fra loro nel cooperare al trionfo dei retrogradi: i secondi coll’abbandono d’Italia, i primi coll’immolarla alle loro mire. C’né se gli uni sortirono il tristo vanto d’incominciare lo scisma e il decadimento in Lombardia, in Venezia, in Toscana, in Genova, in Roma; gli altri ebbero il grave torto di non rimediare a tali disordini e di renderli senza riparo. Vero è che l’onore di aver dato l’ultimo trabocco alle nostre speranze, aprendo l’Italia a ogni generazione di esterni e rialzandovi la signoria piú odiosa, cioè quella dei chierici, appartiene fra le sètte liberali in modo piú diretto e particolare ai puritani; tanto che essi meritano da questo lato e avranno nella storia un luogo privilegiato d’infamia. Piú benigna sará ella ai conservatori e ai democratici, nei quali gli sbagli ebbero origine piú dalla mente che dal cuore e vennero compensati da molte virtú.