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158 del rinnovamento civile d’italia


principe e di un pontefice illibato. Or non abbiamo testé veduti molti dei puritani tempestar colle palle il palagio di Pio nono, uccidere un virtuoso prelato quasi a’ suoi fianchi, festeggiar l’assassinio di un gran ministro, e i municipali rallegrarsene? Ché se gli uomini non si possono ammazzare ogni giorno, ben si possono lacerare, calunniare, perseguitare a ogni ora; e cosi fanno i gesuiti, i quali per esser soli muovono guerra implacabile agli altri chiostri e ai nomi piú illibati che non sono loro vassalli. E trattano le opinioni come le persone, combattendole o patrocinandole non per amor del vero ma dell’utile, e cercando di rendersi singolari col contraddire agli altri e coi paradossi, perché non possono aver fama coll’ingegno e colla scienza. Non dissimile è il costume dei puritani, molti dei quali negano le veritá piú usuali e danno nelle stranezze per essere nuovi e pellegrini: impugnano il vangelo, il culto, la famiglia, la proprietá, la nazione, rinfrescando errori rancidi come fossero ingegnosi trovati. Ricorrono alle calunnie per conquidere gli avversari, non giá per impeto ma di proposito e direi quasi per via di legge; in guisa che talvolta un galantuomo può essere diffamato per ordine simultaneo del Mazzini e del padre Roothaan. Mentono nei crocchi, nei ritrovi, sulla bigoncia; e se sono rettori, fan poco caso della parola e del giuramento. Se la intendono, dove occorre, cogli sgherri e i denunziatori per rovinare gli opponenti, senza perdonarla ai repubblicani che non sono della loro setta1. Il che mostra quanto sia sincera e generosa la lor fede politica; perché se amassero davvero la repubblica, sarebbero lieti di vederne moltiplicare i fautori, qualunque sia l’insegna e l’aderenza. Le stesse usanze son sottosopra comuni ai municipali, i quali anch’essi mentono, straziano, infamano, come abbiamo veduto, e calpestano non solo l’innocenza ma l’amicizia.



  1. Testé in Parigi alcuni egregi italiani, fautori del popolare governo, vennero perseguitati coi modi piú indegni dai mazzinisti. Il fatto è notorio e L’opinione di Torino ne diede un cenno ai 9 di maggio i85i.