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capitolo decimoquinto 161


pompa e da ostentazione. Il promuovere gl’indegni e calpestare i benemeriti è non solo iniquitá scandalosa ma pessimo esempio, perché il volgo, che vede la virtú negletta, sprezzata, avvilita e il suo contrario rimunerato, dubita in fine se non metta conto in questo mondo di vivere da ribaldo; e in tal modo si perverte il senno dei deboli e si corrompe la coscienza pubblica.

Se l’egoismo e l’ingratitudine disonorano i privati, tali parti sono ancor piú biasimevoli e vituperose nei principi. Lasciamo in pace le ceneri di Carlo Alberto; ma che liberale e generoso amor patrio mostrarono quelli che sopravvivono? quando una parte dei loro errori provenne da bassa invidia verso il Piemonte e dall’avere anteposto l’egoismo provinciale alla santa caritá d’Italia. In che modo Leopoldo di Toscana ha ricambiato il Capponi, il Ricasoli, il Lambruschini, il Ridolfi, il Salvagnoli, il Peruzzi, il Cini, il Basevi, il Galeotti e tanti altri che rilevarono il suo trono e furono costantemente devoti alla sua persona? Alcuni di essi colle ingiurie e le vessazioni, e tutti col togliere le giurate franchigie e rimuoverli dalla cosa pubblica.

Giá abbiam veduto in che guisa il pontefice rimeriti i suoi difensori. Se Cristo promise il cielo a chi desse un poco di acqua per amor suo, la persecuzione, l’esilio, l’oltraggio sono la ricompensa con cui il vicario di quello rimunera i virtuosi che posposero alla fede e agli obblighi della sudditanza la propria tranquillitá, la sicurezza, la vita. Questa brutta sconoscenza dei principi italiani è forse la patte piú vergognosa della nostra istoria, perché mostra spenta la vena dei nobili sensi dove dovrebbe essere piú squisita e quasi connaturata.

Mi sono allargato su questo punto, perché io porto ferma opinione che esso esprime la causa principalissima di tutte le nostre sciagure. Crederei di aver fatta opera non affatto inutile

se queste rozze ma sincere pagine persuadessero agl’italiani che l’incapacitá e l’ignoranza cooperarono alla rovina del Risorgimento, ma l’immoralitá delle sètte e la corruzione degl’individui la partorirono. No, l’Italia? non meritava di risorgere, atteso che, per la maggior parte di coloro che vi posero mano, il bene di essa era un fine al piú


V. Gioberti, Del rinnovamento civile dell'Italia - ii.

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