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160 del rinnovamento civile d’italia


come i claustrali d’Ignazio ai doni e ai reditaggi. In nessun paese del mondo è cosi invalso l’uso di calcare i buoni e sollevare i pravi e di prendere a gabbo ogni giustizia distributiva, come in Italia da due anni in qua, senza eccettuare il Piemonte benché libero e civile. Quei cittadini magnanimi che tre anni sono inveivano contro la guerra e chiedevano se il Piemonte dovea largir l’oro proprio per aiutare e redimere gli stranieri (cioè i lombardi e i veneti), si vede oggi a che intento ne facessero tanto sparagno, correndo avidamente alla grappiglia delle dignitá e dei prendi come i proci a quella dei beni di Ulisse; e se non ingoiano tutto ma ne lasciano agli altri una porzioncella, si vantano almeno di esserne dispensatori1. Avrebbe torlo chi disdicesse alla presente amministrazione la debita lode per aver riparate alcune iniquitá, ricompensata qualche degna azione, sollevati nobili infortuni, mostrandosi in alcuni di tali provvedimenti non solo provinciale e subalpina ma italica. Se non che, quando io veggo i primi segni di onoranza dati ad uomini nemici degli ordini liberi, un Bava lasciato indietro perché fece piú di una volta tremare il nemico, guiderdonati i meriti illustri ma non gli oscuri, posti in obblio molti uomini che sostennero per venti o trent’anni un incolpabile esilio, trattato da venturiero od estrano chi ebbe nel petto gloriose ferite se il grado o la nascita non lo raccomandano a chi regge, offerto ad altri qualche guiderdone ma in tali termini da non poter riuscire accetto anzi da dover essere perdonato, e per ultimo le grazie piú insigni date a coloro che colla incapacitá stupenda, la sfrenata ambizione, la pertinacia incredibile, prepararono e compierono il parricidio italiano; quando, dico, io considero queste cose, vo pensando se il poco bene che si è fatto sia provenuto da schietto amor di giustizia anzi che da



  1. Vezzo dei municipali subalpini è di attribuire a se stessi ia pubblica munificenza. «Abbiam voluto — diceva un tale che non è ministro — dare a N. N. una pensione, ma egli l’ha rifiutata». Ciò mi ricorda un certo bidello che andava ripetendo ai giovani dell’ateneo: — Studiate, studiate, miei cari, perché se sarete savi, noi vi daremo la laurea.