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Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/18

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14 del rinnovamento civile d'italia


Pinelli, non pago di aver recato lo scompiglio nelle cose nostre colla sua bieca amministrazione, nocque eziandio a quella che era in grado di racconciarle; non potendo scartarmi come dianzi, volle almeno impedirmi e fu causa di nuovo che tutto precipitasse. Tanto la burbanza e l’incapacitá di un tal uomo doveano costare al nostro povero paese!

Abbandonato dai conservatori, io non mi perdei però d’animo; e siccome la sommossa di Genova non pativa il menomo indugio, in due giorni e mezzo fu compiuto il Consiglio. Eravamo tutti d’accordo intorno alla politica da seguire; ma dove i tempi ed i casi adducessero fra me e i miei colleghi qualche grave dissidio e che presso di loro potessero le arti dei puritani, doveva io ragionevolmente temere che il re fosse per mancarmi? Né giá io ignorava la sua debolezza e la poca fede: nota mi era la ruggine che mi portava; ma sapeva pure quanto in lui potesse la gelosia de’ suoi diritti e il terrore dei demagoghi. Poteva io credere che avrebbe posposto a un miserabile puntiglio la sua parola, la sicurezza della monarchia, l’onore della corona e il suo trono medesimo? Ciascuno nel mio caso avrebbe fatto lo stesso giudizio. Prova manifesta ne diedero le disposizioni del pubblico: ché quando corse il primo romore del mio congedo, niuno volle crederlo; confermata la nuova, lo stupore fu universale e anche di qua dalle Alpi durò per piú giorni la meraviglia1.

I municipali levarono le strida per la qualitá delle persone e il nome del ministero democratico, come se, dovendosi correggere i loro spropositi, l’uno e le altre non fossero necessitate. Poi, quando io caddi, dissero che io era stato ingannato dai democratici; e l’idea parve cosí bella e ingegnosa che si andò ripetendo per molti mesi!2. Ma l’inganno suppone una fiducia.



  1. Un suo lodatore cosí scriveva in tal proposito: «Il faut bien le dire, Charles-Albert en n’appuyant pas son ministre, a fait preuve d’une inintelligence complète» (La revue des deux mondes, Paris, 1er avril 1849, p. 161).
  2. Vedi il Risorgimento del ’49, passim. Il signor Gualterio allude probabilmente a tale inganno quando mi attribuisce «funeste dubbiezze, che dovevano rendermi meno utile al mio partito e fare meno solida la mia riputazione, e rendere le mie