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216 | del rinnovamento civile d’italia |
medesimamente la civiltá si amplia coll’arte, che scaturisce dal maritaggio dell’ingegno colla natura. II termine naturale del convivere civile è la nazione, la quale compie l’unitá dei popoli conformi di stirpe, di lingua, di territorio. Ora, se dalla famiglia sino alla nazione il progresso aggregativo è naturale, benché diventi ognor piú complesso ed artificioso, chi non vede che le instituzioni debbono riuscire passo passo piú composte e tenere un corso proporzionato?
Perciò il governo misto è riputato il piú perfetto di tutti pei popoli giunti a essere di nazione. Aristotile, la cui Politica è il lavoro piú eccellente di questo genere che l’antichitá ci abbia lasciato, dice che «la costituzione migliore è quella che accoppia le parti piú varie»1, e corrobora la sua sentenza col detto di Archita: che «la costituzione perfetta dee unir le parti di tutte le altre»2; il qual detto riassume la sapienza civile dei pitagorici. Dove si noti che la mescolanza non riguarda mica la forma accidentale, quasi che il governo misto debba aver principe; onde Cicerone qualifica con tale aggiunta la repubblica di Roma antica3. La composizione dialettica consiste nella varietá dei poteri e nella distinzione dei magistrati, per le quali il tenore della rettoria risponde a quello della comunanza. Imperocché nell’una come nell’altra l’opposizione e la pugna sono condizioni necessarie dell’armonia. La pugna senza accordo è anarchia e licenza; e questo non è vivo ma morto, se si disgiunge dal momento che lo precorre. Errano pertanto gli amatori del dominio dispotico a riporre la felicitá di uno Stato nella quiete assoluta, che poco si svaria da quella del sepolcro, perché, in politica come in natura, la vita non è immobilitá e riposo ma accozzamento e battaglia di elementi discordi. E in vero, dovendo essa risultare dai componenti effettivi del consorzio umano, i quali sono diversi fra loro e contrari perché circoscritti come