Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/303

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apostolica. La quale, dovendo passare dal profano imperio, che oggi tiene, a vita privata e tutta evangelica, avrá d’uopo di un certo tempo per avvezzarvisi ; e potrá farlo molto meglio lungi da Roma che fra le memorie seducenti del potere che esercitava. Cosi, deposte le antiche abitudini e come ringiovanita, ella potrá ripigliare l’antico albergo senza pericolo, perché la prima cittá e la prima chiesa abbisognano Luna dell’ altra, e mancherebbe qualcosa ad entrambe se il seggio del culto universale altrove si trasferisse.

Coloro i quali ignorano le leggi immutabili che governano gli eventi umani (le quali possono essere perturbate a tempo dall’arbitrio ma non distrutte) e non sanno avvisare nei fatti attuali le determinazioni infallibili del futuro, mi spacceranno per novatore, mentre io sono semplice espositore. Non che far l’ufficio di rivoluzionario (come oggi si dice leggiadramente) io mi studio, secondo il mio piccolo potere, di ovviare alle rivoluzioni, additando il corso naturale e inevitabile dei casi e preparandovi gl’intelletti, affinché, giunta l’ora, si lasci da parte ogni contrasto inutile, e le mutazioni necessarie passino piú dolcemente. Chi non è persuaso di questa veritá: che ormai non vi ha potenza umana, per quanto sia grande, idonea a restaurare il civile pontificato; lasci star la politica, ché essa non è cibo dal suo stomaco né pascolo da’ suoi denti. Pretermettendo le altre cose, due fatti noti e palpabili rimuovono ogni dubbio. L’uno si è la declinazione manifesta e crescente di tale instituto, ridotto a vegetare anzi che a vivere, costretto a sostentarsi colla violenza e a dipendere dagli aiuti forestieri. Ora le forze ausiliari non possono mantenere a lungo uno Stato: la violenza non dura e a poco andare uccide chi l’esercita, e l’agonia prenunzia vicina la morte. Laonde, se è vero che piú anni sono il Cardinal Bernetti presagisse la prossima mina del temporale, egli fece un vaticinio la cui veritá ora non ha d’uopo di gran perspicacia a essere intesa. L’altro fatto è la caduta universale degl’ imperiati ecclesiastici, come di ordini politici troppo ripugnanti all’indole della cultura e del laicato moderno; quella accresciuta di avanzi maravigliosi, questo uscito di pupillo e arbitro di se