Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/399

Da Wikisource.

predilezione intollerante e faziosa dei municipali verso il regno è cosi stolta, come quella dei puritani verso il vivere popolare. Non vi ha governo che sia assolutamente necessario, e la possibilitá di cadere è a ciascuno di essi un freno utile che lo impedisce d’insolentire, quasi spada di Damocle sospesa sul suo capo. Vero è che il riscatto d’Italia senza il concorso e l’aiuto del Piemonte è ripieno di difficoltá, come vedemmo di sopra, e assai meno sicuro che nell’altro modo; onde questo, potendo, è certo da antiporre. A chi infatti si dovrebbe commettere l’egemonia? donde trarre un esercito estemporaneo? come cacciare il Tedesco con armi proprie dove non basti la diversione? come ovviare agli scismi politici e municipali? quando il riparare a tali inconvenienti col solo aiuto e patrocinio straniero (se pur s’impetrasse) sarebbe un rimedio peggior del male. A trattare accuratamente questi vari punti e altri somiglianti, poche pagine non basterebbero ma ci vorrebbe un libro. E io mi astengo per ora di aprire il mio pensiero sovra di essi, affinché niuno dubiti che la mia fiducia nel Piemonte non sia sincera, benché (a dir vero) tenuissima e quasi nulla. Non vorrei né anco che, entrando in tali materie prima che i tempi lo rendano necessario, altri stimasse che io operi per privato risentimento. Io non ho mestieri di vendette né di conforti ; e quando pure ne abbisognassi, mi basterebbe l’opinione pubblica. Oltre che, i cuori non ignobili amano di ricambiare le ingiurie coi benefizi, e non è piccola lode a un privato il vincere in generositá i principi.

FINE DEI. VOLUME SECONDO.