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capitolo duodecimo 53


in Toscana ci avrebbe condotti i tedeschi, che gli ordini liberi vi sarebbero spenti; le quali conseguenze non potevano loro esser nuove, poiché le avevamo espresse nella comune Dichiarazione. Per ultimo mi offersi di assumere sopra di me tutto il carico e protestarlo in pubblico parlamento, per discioglierli da ogni morale e politico sindacato; tanto io era certo del buon successo. Ma la profferta generosa e tutte le mie ragioni furono inutili. Donde nascesse il subito cambiamento io non voglio cercarlo, perché io mi sono proposto di esporre i fatti e non di scrutare le intenzioni che li produssero.

Certo era lecito a’ miei colleghi di mutar consiglio, ponderata maggiormente la cosa, e di contrapporsi all’esecuzione; e pogniamo che questo non tornasse a lode della loro costanza e perizia politica, ne lasciava intatto l’onore. Ma ciò che era loro interdetto da questo e dal giuramento si era il propalare la causa del nostro dissenso, come fecero alcuni di essi, i quali poscia mel confessarono1. Peggio fu che la divulgarono in sui giornali non ischietta ma travisata, sia dando ad intendere che la spedizion disegnata fosse una trama dei forestieri, sia tacendo i motivi, le condizioni, il fine che la legittimavano, sia in fine usando il vocabolo d’«intervento» non temperato da alcun aggiunto; il che bastava a renderlo odioso a molti, poco pratici di tali materie e inabili a distinguere l’intervento domestico dal forestiero. Questo tratto leva ogni scusa non dico a tutti i miei colleghi ma a quelli che ne furono autori, e mostra che il loro recesso era fazioso e sleale, mirando non solo a impedire il mio proposito ma a togliermi la riputazione, e non abborrendo essi di calunniare indegnamente chi gli aveva assortiti alla carica e presedeva al Consiglio. Ed essi sapevano meglio di altri che da nessun diplomatico era mosso un concetto consentito dai piú di loro, del quale io non aveva fatto parola ad alcuno prima di



  1. Non occorre dire che Domenico Buffa, stato sempre in Genova, non partecipò a questo né agli altri portamenti poco onorevoli di alcuni de’ miei colleghi. Altrettanto si dica dell’ottimo generale Ettore de Sonnaz che ebbe per qualche tempo l’amministrazione della guerra.