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capitolo duodecimo 71


Ma ella ebbe obbligo della sciolta Camera ad alcuni dei passati ministri, i quali non si mostrarono piú abili sulla ringhiera che nel governo. Non si offendano i democratici di questa censura, perché io non fo se non ripetere quanto scriveva nel giugno del ’49 uno dei loro, tanto leale quanto giudizioso. «Finché l’opposizione non abbandonerá la torta via per cui si è messa, non isperi di ritornare al potere né di accrescere la propria influenza. Ostinandosi, vedrá a poco a poco disertate le sue bandiere da tutti quelli che sanno la politica essere scienza positiva fondata sullo studio della realtá. L’opposizione attuale giudicata da’ suoi organi piú accreditati, non esitiamo a dirlo, lavora per l’esaltamento dei propri avversari. 11 suo programma è il vero programma italiano, è quello per cui sta l’avvenire; ma i mezzi onde si giova per difenderlo sono pessimi e tali che i conservatori debbono approvarli, perché assicurano al loro partito un durevole successo»1. L’esecuzione di questo concetto era stata il mio sogno nel quarantotto, che fu a un pelo di verificarsi; quindi nacque il mio infortunio e l’odio immortale che mi hanno giurato i politici di municipio.

Conchiudendo il discorso dei fatti che mi riguardano (e che mi fu per molti rispetti spiacevole e penoso), io farei mostra di poca equitá se incolpassi questa o quella parte in particolare della mia caduta. Tutte piú o meno ci cooperarono, e forse a buona intenzione, essendo il caso proceduto piú tosto dalle condizioni morali e civili del nostro paese, pieno di vecchie preoccupazioni e nuovo alla vita pubblica, lo caddi perché, avendo voluto mantenere il Risorgimento italiano nella sua giusta misura, ebbi nemici tutti coloro che per timiditá o baldanza voleano ristringerlo o allargarlo, mutandolo essenzialmente. Io caddi perché mi proposi di preservargli il suo carattere nazionale, subordinando la libertá particolare all’autonomia comune, la provincia alla nazione, appuntando coll’egemonia subalpina e il primato italico la leva del Piemonte all’Italia e dell’Italia



  1. Carutti, Rivista italiana, giugno i849, p. 74i.