Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/9

Da Wikisource.

capitolo duodecimo 5


perché ogni vita presupponendo l’integritá del composto, i concetti svaniscono come i corpi organici quando è rotta e smembrata l’unitá loro. Perciò l’esito sfortunato non ebbe in sostanza altra causa che il divorzio dei democratici e dei conservatori, il quale diede successivamente il predominio ai municipali e ai puritani, che altrimenti non l’avrebbero giammai ottenuto. Imperocché le due parti dialettiche sono invitte se stanno unite, ma dividendosi s’indeboliscono e la forza loro si tragitta nelle sofistiche. Nel vivere politico non altrimenti che nel domestico milita l’antico precetto che interdice al l’«uomo di separare ciò che Iddio ha congiunto»1, vale a dire ciò che è unito e conglutinato insieme dalla natura intima delle cose e dalle leggi divine che governano il mondo. Tali sono le idee, le realtá, gl’interessi che vengono rappresentati dalle dette parti; onde il loro disgiungimelo è così innaturale e malefico alla cittá e alla patria come il divorzio coniugale alla casa e alla famiglia.

Persuaso da gran tempo di questi veri, io accolsi per mio conto le due denominazioni, come quelle che nel mio pensiero non esprimono un conflitto ma un’armonia. E feci premura sull’uno o sull’altro dei concetti rappresentati secondo che i tempi chiedevano, onorandomi del titolo di «democratico» quando i conservatori inclinavano ai municipali2, e pregiandomi del nome di «conservatore» allorché i democratici divennero strumento dei puritani3. Tanto è lungi che l’accoppiamento di tali due qualificazioni fosse contraddittorio, come dai volgari mi fu imputato; poiché senza di esso l’integritá e l’accordo, e quindi il buon successo, venivano meno al pensiero e al movimento italico. Io appartenni dunque al novero dei democratici, come piú ideali dei loro avversari, assai meglio intendenti e solleciti della dignitá e autonomia patria, della uguaglianza e libertá cittadina, piú amatori del popolo, nemici dei privilegi, avvezzi a pensare e sentire italianamente. Ma mi accostai ai conservatori, in quanto



  1. Matth., xix, 6; Marc., x, 9.
  2. Vedi la Dichiarazione del mio ministero.
  3. Vedi il proemio del Saggiatore.