Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/108

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1 fogli periodici, quando eccedendo di numero mancano di pregio, sono sterili di bene ed efficaci solamente nel male. Occupando soverchiamente le due classi degli scriventi e dei lettori, tolgono loro il tempo, l’agio ed il gusto degli studi seri e profondi, introducono e favoriscono il vezzo delle cognizioni facili e leggiere, mettono in onore la semidottrina, «uccidono ogni altra letteratura e ogni altro studio, massimamente grave e spiacevole» (0, disawezzano gli uomini dotti dal comporre, i giovani dal leggere, inducendo quelli a tener la penna in ozio e questi a operarla anzi tempo, scrivacchiando prima di sapere; il che basta a spegnere ne’ suoi principi e a rendere per sempre inutile l’ingegno piú fortunato. La notizia delle idee sode e dei fatti reali richiede studio, meditazione, tempo, e non si può improvvisare. Ogni letteratura estemporanea è costretta ad esprimere la sembianza anzi che l’essenza delle cose, il senso volgare anzi che il senso retto, le fantasie, gli appetiti, le preoccupazioni, e per dirlo in una parola, la facoltá sensitiva di un popolo anzi che la razionale. E quindi è incostante, come il flusso di Eraclito: progressiva in mostra, non in effetto, perché il suo moto è precipitoso e somiglia al torrente che devasta i còlti colla sua foga e a poco andar si disecca, non al fiume che scorre equabile nel suo letto e colle acque che ne derivano feconda le campagne. I giornali soverchi e cattivi sono la demagogia delle lettere; perché siccome il vivere sociale è in sostanza demagogico quando la ragione non lo governa, cosi tale è eziandio ogni letteratura quando esprime il sensibile in vece dell’intelligibile e non è fondata nella vera scienza. Accade oggi alla stampa ciò che appo gli antichi incontrava alla parola, la quale presso di loro serviva pure a divulgare gli scritti; non solo nel genere delle orazioni, dei poemi e delle lezioni filosofiche, ma eziandio delle storie, come si racconta di Erodoto. E la parola in quei tempi riusciva demagogica quando si adoperava a corrompere i giovani colle false dottrine e a suscitare

(i) Leopardi, Opere , t. u, p. 90.