Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/12

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sei plebe, ne hai l’obbligo alla plebe, la quale diede il primo impulso a’ tuoi pensieri ed è la fiamma onde nascono le tue inspirazioni.

La storia conferma a capello questi dettati, giacché negli ordini politici, nei morali, nei religiosi, le prime mosse vengono dalla plebe. Essa fa le rivoluzioni e accende gl’ingegni che le guidano, le ordinano, le rappresentano e riducono i moti repentini a stato fermo di vivere civile. Il senso precorre alla ragione come la plebe all’ingegno; e stante che, contenendo potenzialmente per la sua virtú complessiva tutti i progressi e atti avvenire, è profetico per natura, la plebe pressente per opera di esso e in modo confuso quelle innovazioni che spesso gl’ingegni privilegiati non intendono né subodorano. Onde si verifica il detto volgare: che la voce del popolo è divina, quasi oracolo, rivelazione, vaticinio. II pensiero è come la lingua che lo esprime; nella quale il popolo è il primo maestro, secondo Platone (0, e quasi la cava dei vocaboli e delle frasi, a cui gli scrittori attingono di continuo, recandovi dal loro canto solamente lo stile, che è la forma individuata della loquela. Altrettanto ha luogo intorno alle idee sostanzialmente; e il detto corrente: che la filosofia, le lettere, le arti belle di un popolo sono la sua espressione, viene a significare che il savio, lo scrittore, l’artefice significano e idoleggiano quel modo di sentire che vive e germina implicato nei piú. Omero, Socrate, Dante, tutti i sommi furono voce del loro tempo. Sul primo corre la tradizione dei rapsodi; ma la vera scuola di lui fu piú antica e abbracciò tutto un popolo, e gli elleni tornanti da Troia furono i veri omeridi. Come il popolo fu il vate che abbelli le prime tradizioni storiche dei greci e ne derivò la poesia, cosi egli fece pure ufficio di primo mitografo; essendo che i racconti maravigliosi, in cui si fondano i falsi culti, non furono per ordinario opera pensata degl’individui ma spontanea delle moltitudini. Insomma nelle origini la plebe è il tutto, perché tutti son plebe; e come la

(1) Alcibiade primo , Opere, ed. Ast, t. vili, pp. 218, 219.