Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/11

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per elezione arbitraria degli uomini ma per vocazione naturale e per divina predestinazione ( J ).

Quindi è manifesto qual sia il diverso compito della plebe e dell’ingegno nella vita civile. L’una precede e l’altro segue. La plebe fa l’ufficio di natura e l’ingegno di arte. Quella porge la materia greggia a questo, che le dá la forma. La prima somministra i semi feraci, che il secondo svolge, nutre e rende fruttevoli. La plebe e l’ingegno sono concreatori, cioè compartecipi del creare divino, ma in diversa guisa, cioè l’una come potenza e l’altro come atto che la determina. Nella plebe si trova ogni dovizia, ma solo radicalmente, come i metalli preziosi nelle viscere delle montagne; laddove l’ingegno li trae fuori, li fonde, li cola, li purga, gli opera, gli aggiusta e a vari usi od ornamenti gli accomoda. La plebe insomma è quasi la specie dell’umanitá, onde l’ingegno è l’individuazione piú risentita, piú viva e piú singolare. E in vero, laddove il sentimento, come moltiplice e collettivo per natura, è capace di annidare e spargersi, per cosi dire, nelle moltitudini, la cognizione distinta, essendo il rilievo o sia il risalto dell’altra, è propria dell’individuo. Perciò, se la maggiore virtú creatrice sta nel cominciare, le prime parti di essa toccano alla plebe, la quale è un «primo» verso cui l’ingegno non è altro che un «secondo», avendo rispetto agli ordini potenziali. Ché se elle sono recondite (secondo la proprietá di ogni potenza, che solo nell’atto si manifesta) e certo meno palesi ed illustri di quelle dell’ingegno, che perciò ha piú fama, la plebe per contro ha piú merito; e se l’ufficio dell’uno è piú splendido, quello dell’altra è piú sodo e piú sustanzioso. Laonde la gloria dell’ ingegno sarebbe usurpata ed iniqua se non si facesse risalire alla plebe, senza cui egli non può nulla, e seco può ogni cosa. Cosicché, se il cristiano si può solo gloriare in Dio, l’ingegno si dee glorificare nella plebe, a lei riferendo il primo onore delle sue opere. Uomo grande, non inorgoglire della tua grandezza, perché se tu non

( i) Prolegomeni, pp. 6i, 62, 03. Consulta Introduzione , cap.