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Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/138

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132 del rinnovamento civile d’italia


non solamente la nostra eloquenza ma la nostra filosofia, e in tutto e per tutto il di fuori quanto il di dentro della nostra prosa, bisogna crearlo»1. Cosi lo stile dipende dal soggetto e la buccia dal ripieno; anzi la forma e la materia, compenetrandosi, si aiutano scambievolmente; e come i chiari e buoni pensieri rendono perspicua e sana la parola, cosi «la facoltá della parola aiuta incredibilmente la facoltá del pensiero e le spiana ed accorcia la strada»2. Perciò la favella degli antichi ci riconduce alla loro sapienza; e non a torto per ambe le parti si diede il nome di «umanitá» alle lettere classiche, atteso che queste non solo perfezionano l’ingegno umano, come spiega il Salvini3, ma porgono la cognizione e idoleggiano l’idea dell’uomo antico, che è l’uomo per eccellenza. Lo stile dei greci e dei latini ne è lo specchio vivo, rendendo immagine di quella virilitá graziosa che brilla nell’ingegnoe nell’animo, nelle azioni e nelle dottrine, non meno che nelle fattezze naturali e nelle opere plastiche degli antichi. E però Io scrittore, che ai nostri giorni piú li conobbe e meglio s’intrinsecò nella loro natura, afferma che «gli antichi furono incomparabilmente piú virili di noi anche ne’ sistemi di morale e di metafisica»4; e che quindi «gli scritti loro non solo di altre materie, ma di filosofia, di morale e di cosi fatti generi, potrebbero giovare ai costumi, alle opinioni, alla civiltá dei popoli piú assai che non si crede e, in parte e per alcuni rispetti, piú che i libri moderni»5. Il che suggelli le altre ragioni allegate per invogliar gl’italiani allo studio ed al culto dell’antichitá classica.

Dico «il culto e lo studio», ché altrimenti la lettura non serve se non a procurare un breve e sterile diletto. Ora il vero si è che non solo oggi è perduto in Italia il vero modo di scrivere, ma eziandio quello di leggere. E perciocché mancano buoni lettori, però difettano i buoni scrittori; quando le due



  1. Leopardi, Epistolario , t. i, p. i08.
  2. Ibid., p. 2i0.
  3. Disc., i, i86.
  4. Leopardi, Opere, t. ii, p. 89.
  5. Ibid., p. 346.