Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/139

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cose sono correlative e la lettura ben fatta è la cote a cui si lima il gusto, si affina il giudizio, si aguzza l’ingegno, e donde rampolla il maggior capo delle dottrine. Ma la lezione non giova se non è attenta, e quindi se non è iterata; perché al primo non si può badare a ogni cosa, né imprimerla nell’animo per guisa che se ne abbia il possesso e se ne faccia la pratica. Il che io dico non solo per ciò che tocca la lingua e lo stile, ma eziandio per quanto riguarda le idee e le cose; giacché una storia, una dottrina, un sistema non si capisce bene se non quando è meditato e, per cosi dire, ricercato a falda a falda, e le varie parti se ne riscontrano col tutto e scambievolmente. La prima lettura di un libro anche ottimo può partorire un momentaneo piacere, ma per ogni altro rispetto è quasi inutile. Il che è una delle cagioni per cui poco approdano i giornali e gli opuscoletti, come quelli che non si rileggono. Anche il diletto suol essere minore, imperocché le prime letture, solendosi far di corsa (e tanto piú velocemente quanto è maggior l’attrattivo e l’impazienza di conoscere tutta l’opera), non ti permettono di cogliere una folla di particolari, di avvertir molti pregi dello scrittore, di gustare quelle bellezze che sono tanto piú squisite quanto meno apparenti, di penetrare i concetti piú profondi e reconditi; il che torna a pregiudizio del piacere non meno che del profitto. Chi legge un libro per la prima volta non può né osservarne le minute parti né abbracciarne il complesso; il che torna a dire che non può far bene le due operazioni dell’analisi e della sintesi, che pur son necessarie a ben apprendere i lavori dottrinali e quelli che sono indirizzati a muovere l’immaginativa o che risplendono per la maestria dell’elocuzione. Si suol dire volgarmente che bisogna guardarsi dagli uomini di un solo libro; ché sebbene un campo troppo angusto di lettura possa pregiudicare alla pellegrinitá e avere altri inconvenienti, tuttavia l’eccedere men nuoce nel concentrarsi che nel dispergersi, perché dove quello rinforza e acuisce le facoltá intellettive, questo le debilita, inducendo abito di leggerezza. E se la scelta è ottima, pochi libri ben letti e masticati suppliscono a molti, cosi rispetto alle cognizioni razionali come