Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/146

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ignora quanto il Giordani adorasse il Leopardi, e vivo e morto lo celebrasse b). Dolce è il contemplare in questo gretto e invidioso secolo la coppia generosa e unica di quei grandi intelletti, i quali, come vissero uniti d’indissolubile amore, cosi saranno indivisi nella memoria de’ posteri. Che squisitezza di senno nelle loro lettere, che Prospero Viani dava testé alla luce! che perfezione di stile nelle altre loro scritture! che nobiltá e altezza di sentimento! che maschi pensieri! che teneri affetti < 1 2 3 )! che fino e purgato giudizio ! che magnanima indegnazione contro le ignavie e le sozzure dei loro tempi! Leggendoli mi sovvenne piú volte la sentenza di Santorre Santarosa: che lo sdegno «rende l’uomo vero e forte ogni volta che non muove da riguardi e considerazioni personali» (3). Ché se nulla meno (come non si dá compita perfezione negli uomini) intorno a certe materie di gran rilievo amendue si scostarono dal vero, l’errore dei tempi in cui vissero non pregiudica alla loro fama; né può nuocere a chi è persuaso doversi imitare i pregi e non mica i difetti degli uomini sommi e anche, umanamente parlando, non doversi ripetere ai di nostri le preoccupazioni dell’etá scorsa. Anzi degno dei generosi giovani è il sovrastare a quelle della presente; e dismesse le molli e sofistiche dottrine che sono ancora in voga, preoccupar la dialettica del secolo ventesimo.

Mirando a tali modelli, voi parteciperete alla loro gloria, la quale (purché sia pura e meritata) è il bene piú degno dopo la virtú. «Dell’amor della gloria la mia massima è questa: ama la gloria; ma, primo, la sola vera; e però le lodi non meritate, e molto piú le finte, non solamente non le accettare, ma le rigetta; non solamente non le amare, ma le abbomina. Secondo, abbi per fermo che in questa etá, facendo bene, sarai lodato da pochissimi; e stúdiati sempre di piacere a questi pochissimi,

(1) Giordani, Opere, t. li, pp. 90, 175, 176, 233-237, 369, 375-392. Leopardi, Epistolario, t. 11, pp. 273-406. Vedi anche l’inscrizione premessa al secondo volume delle Opere del Leopardi.

(2) Io non so se per bellezza affettuosa si trovi in alcuna lingua una lettera comparabile all’ottantottesima del Leopardi.

(3) Ap. Revue des deux monde s, Paris, xxi, p. 658.