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Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/187

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libro secondo - capitolo nono 181


Gli antichi e i suoi nemici medesimi ne parlano con formole eccessive di meraviglia1. Dalla celeritá unita all’estensione e all’energia creatrice nasce la sublimitá dell’ingegno; la quale, come quella di natura, è matematica e dinamica2. Il sublime dinamico dell’ingegno consiste nella virtú effettrice; il matematico nel modo di esercitarla, padroneggiando lo spazio colla vastitá e il tempo colla prestezza incredibile delie operazioni. Perciò quanto piú il teatro è ampio e celere il moto, tanto piú grandeggia l’opera umana, quasi immensa, istantanea ed emula della divina. Il motto di Cesare a Zela rappresenta il sublime della subitezza, e le querele di Alessandro sull’Ifasi quello dell’altra specie. Anche per questo rispetto i grandi conquistatori delle etá scorse miravano all’Asia come al campo piú degno, perché ivi la mente e l’opera spaziano piú largamente; e si sentivano angustiati e quasi in carcere fra i termini della piccola Europa.

La fiducia, che hanno gli spiriti magni di potere padroneggiar la fortuna e riuscire negl’intenti, non procede talmente dal senso del proprio vigore che non abbia eziandio un principio piú elevato. «Chi ha da far gran cose — dice il Castiglione — bisogna che abbia ardir di farle e confidenza di se stesso e non sia d’animo abbietto e vile»3. E come infatti potrebbe vincere



  1. «Horribili vigilanitia, celeritate, diligentia est» (Cic., Ad Att., viii, 9). «Volare dicitur» (ibid., x, 9). «Sotitus celeritate ac terrore audaciaque magis uti quam apparatibus» (Appiano, De bello civili, ii, 449) «a Interim Caesar subito cum paucis, praeter expectationem, non pompeianorum modo, sed suorurn quoque militum supervenit. Tanta enim itineris usus erat celeritate, ut antequam audiretur ipsum in Hispaniam advenisse, a suis hostibusque ibi conspiceretur» (Dion. Cass., Hist., xliii, 32). «Longissimas vias incredibili celeritate confecit, expediens meritoria rheda centena passuum millia in singulos dies: si flumina morarentur nando traiiciens, vel innixus inflalis utribus; ut persaepe nuncios de se praevenerii» (Suet., Iul. , 57). Questa velocitá corporea ed intellettuale gli permetteva di attendere a piú cose insieme eziandio disparatissime. «Ut eral ad plura simul agenda singulari quadam mentis velocitate praeditus» (Freinshem., Suppl. ad Livio., cxlv, 46). «Scribere aut legere, simul dictare et audire solitum accepimus. Epistolas vero tantarum rerum quaternas pariter librariis dictare: aut, si nihil aliud ageret, septenas (Plin., {w{|Naturalis historia|Hist. nat.}}, vii, ,55). Vedi anche Plutarco, Caes., 4.
  2. Consulta il Bello, 4.
  3. Cortegiano, 1.