Vai al contenuto

Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/192

Da Wikisource.
186 del rinnovamento civile d’italia


suo di antivedere o di vincere. Questo caso è meno insolito che non si crede, perché tutto ciò che non riesce non suole e spesso non può essere avvertito; né si oppone alle cose dette, perché la natura è cosi feconda e copiosa nelle sue creazioni che ella sperde un numero grandissimo di germi, come si vede negli ordini corporei degli animali e dei vegetabili. Trovansi pertanto degli eroi falliti per un concorso di congiunture impropizie; e come esempio insigne allegherò quel Giasone di Fere, amico di Timoteo e padre di Tebe, pari d’ingegno e superiore di virtú a Filippo e ad Alessandro, il quale prima di loro concepí il disegno di portar la guerra in Persia e di recare a unitá la Grecia1; cosicché l’idea egemonica nata a ostro nel Peloponneso, trasferita nell’Attica e nella Beozia, non giunse alla boreale Macedonia se non passando per la vicina Tessaglia. Talvolta i gran disegni mancano per ostacoli esterni; tal altra per la corta vita o la malsania degli autori, benché la natura soglia, quando vuol fare un uomo grande, dargli uno strumento proporzionato2. Si trovano però singolari eccezioni, e singolarissime quanto dolorose furono quelle di Biagio Pascal

e di Giacomo Leopardi3. Talora anche le imprese non riescono, come precoci; ma in tal caso non si può dire che sieno inutili, perché il conato serve di apparecchio e il cominciatore



  1. Xenoph., Hist., 6; Nep., Timoth., 4; Val. Max., ix, 10; Cic., De off., i, 30.
  2. Il Cellini dice che la sua «complessione era buona e ben proporzionata»; onde «liberamente io mi promettevo dispor di quella tutto quello che mi veniva in animo di fare» (Vita, i, 5). Di Annibale scrive Dione Cassio: «Neque eiusmodi animo dispar corpus, hinc natura, hinc rivendi genere formatum habebat, adeo ut quaecumque aggrederetur, facile perficeret. Corpore enim vel maxime agili et robusto utebalur, ac proinde currere aut stare in gradu, aut equum admittere promptissimus erat... Molestiae illi vires, vigiliae robur addere videbantur» {Fragm., xlvii, 1). Cesare fu tanto piú mirabile anche da questo lato, quanto che vinse e fortificò coll’energia dell’animo una complessione delicata naturalmente (Plutarch., Caes., 14; Suet., Iul., 45, 53, 57). Gli antichi ci erano in ciò superiori, essendo che presso di loro, come nota il Leopardi, «tutte le parti della vita privata e pubblica cospirarono a perfezionare o a conservare il corpo, e oggi cospirano a depravarlo» {Opere, t. ii, p. 89). Quanto essi fossero indurati alle fatiche e ai travagli, si può vedere nell’Anabasi di Senofonte.
  3. Vedi intorno al Leopardi l’osservazione del Ranieri (Leopardi, Opere, t. i, p. xxvii).