Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/216

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meno ancora uno strumento di profana dominazione (come parve a taluno), ma in quanto io giudicava cosa onorevole all’Italia l’aver nel suo grembo la sede del culto universale e atta ad avvalorare le sue morali e civili influenze a beneficio della specie umana. Né altrimenti sentiva quel grande ingegno di Pellegrino Rossi, il quale poco prima di morire diceva che «il papato è l’ultima grandezza vivente d’ Italia» (’>, e suggellava poco appresso si può dir col suo sangue questa magnanima professione.

Il mio pensiero fu allora bene accolto da non pochi che oggi lo biasimano; il che mi dispiace non giá per mio conto ma per quello dei biasimatori, i quali dovrebbero avere un po’ piú di quella saldezza virile d’ingegno che conviene agl’italiani. Imperocché è cosa assai fanciullesca il confondere gl’instituti cogli uomini e l’imputare alla religione le colpe del sacerdozio. A questo ragguaglio le scienze, le lettere, le leggi, la famiglia, la cittadinanza, la libertá, il governo, e quanto insomma vi ha di piú caro, di piú sacro e di piú necessario, si dovrebbe ripudiare, perché, quando si abusa (e ciò è frequentissimo), l’ottimo diventa pessimo. Certo gli scandali morali e politici, che una parte del chiericato e sovrattutto Roma porgono da due o tre anni al mondo cristiano, sono gravi, anzi enormi; e io non credo di averli dissimulati. Ma minori non furono quelli del secolo decimo, benché di un’altra specie; e se per conto loro gl’italiani di quel tempo avessero dato lo sfratto ai riti cattolici, essi avrebbero rinunziati seco una porzione notabile dei beni civili acquistati nelle etá seguenti. Il ripudiare le instituzioni per odio di quelli che malamente le adoperano non è partito da mettersi in campo, quando si tratta di ordini impossibili a distruggere, come si è la religione, la quale è tanto necessaria all’uomo quanto intrinseco alla sua natura è il concetto e il bisogno dell’infinito. A quelli che stimano l’opposto e credono di poter ravvivare l’ Italia collo spegnerla di ogni credenza,

(i) «II Scrivati quelque temps avant sa mori cette phrase remarquable: ’ La papauté est la dentière granicur vivante de ! Italie ’» (Ballkydier, Histoire de la riuotution de Rome, Paris, 1851, t. I, p. 235).