Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/233

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le principali opposizioni solite a muoversi dai razionali, si vede che esse militano contro la parte opinativa anzi che contro la dogmatica del sacro insegnamento. Il che non avrebbe luogo, se l’opinione non fosse confusa col dogma da que’ medesimi che dovrebbero insegnarlo nella sua purezza. Questa confusione è continua e fatta in prova dalla setta gesuitica; alla quale importa di mescere insieme le due cose, per poter volgere la religione a intento fazioso e valersene per tirare indietro la cultura del secolo. Al che il dogma solo non basta, come quello che, non che dissentire dalle cognizioni avanzate, armonizza seco e le aiuta mirabilmente. L’opinione per contro giova al proposito; perché, essendo ella umana, variabile, flussibile e soggetta alla successiva esplicazione dello spirito e del sapere (nel che appunto versa il progresso), quella che oggi corrisponde allo stato degl’intelletti, ripugnerá loro domani se non viene modificata piú o meno notabilmente; cosicché il considerarla come immutabile è il miglior modo per far retrocedere la civiltá e la scienza. E tal è oggi il vezzo consueto dei giornali pinzocheri e dei teologi di dozzina, i quali mirano continuamente a convertire in dogmi le opinioni e ad alterare con questa trasformazione l’essenza del cristianesimo per farne uno strumento fazioso e una molla d’inciviltá. Impresa empia, sacrilega e piú pregiudiziale alla religione e alla Chiesa di tutte le eresie dei secoli preceduti, poiché queste divisero soltanto l’ovile di Cristo, e quella il disperderebbe se fosse umano di origine e potesse perire.

Potrei chiarire col fatto la veritá di ciò che dico, e riandando questo o quel dogma mostrare il suo accordo collo scibile umano ogni qual volta si purghi degli elementi opinativi, se la natura di quest’opera lo comportasse. Ma senza uscire dai termini di essa, farò un’osservazione generale che scioglie ogni dubbio e toglie ogni replica. Siccome il vero non può contraddire al vero, allorché una veritá naturale o razionale è ben chiara e certa, egli é pure indubitato che i dogmi religiosi non possono ripugnarle e che si debbono intendere in guisa che non le ripugnino. Imperocché «le veritá di natura — dice il cardinale e gesuita