Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/265

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repubblica. Questi e altri fatti (che taccio per buon rispetto) mi mostrano che il municipalismo governa tuttavia in Piemonte non solo le cose civili ma anco le militari, non ostante lo zelo sincero e operoso di Alfonso della Marmora; il che è un cattivo presagio per l’avvenire. Perciò temono gli uomini savi che, quando la fortuna chiamasse di nuovo le nostre armi al cimento, esse non sieno per fare miglior prova che negli ultimi anni e con peggiore effetto, perché le prime disgrazie costarono al principe la corona e le ultime costerebbero al principato la vita. Un Piemonte debole al di d’oggi non è materia da monarchia ma da repubblica, e il maggior terrore dei puritani si è che l’esercito sardo possa rendersi nazionale.

Le riforme necessarie a compiere l’indipendenza laicale dello Stato da Roma non patiscono indugio. Se il governo non ci dá opera, perderá il merito e il frutto della Siccardiana e alienerá di nuovo da sé la parte liberale della nazione. Ma siccome il pensiero è la prima fonte dei progressi sociali, siccome il potere e il valere degli uomini e degli Stati corrispondono al sapere, siccome l’ingegno che è la cima del pensiero non prova senza dottrina, siccome il suo predominio è il maggior bisogno del secolo e può solo impedire che la democrazia ordinata e legittima traligni in demagogia rovinosa; egli è chiaro che la riforma dell’insegnamento, non che cedere il luogo alle altre, dee premere piú di tutte ai governi liberi. E il Piemonte tanto piú ne abbisogna quanto che gli ordini che vi regnano sono intrinsecamente viziosi; e se erano tollerabili un secolo fa, ripugnano affatto alle odierne condizioni del sapere. Ora che fecero i ministri per supplire a un bisogno cosi urgente? Nulla o quasi nulla. La legge proposta, se fosse vinta, in vece di ristorare gli studi, ne aiuterebbe la rovina. Due anni preziosi di pace vennero sciupati oziosamente, e Pietro Gioia continua (mi duole il dirlo) la vergognosa inerzia del Mameli. L’instruzione delle classi colte si collega coll’educazione delle due parti estreme della cittadinanza, che sono il principe e la plebe. Il principe va raramente d’accordo colle instituzioni liberali e le riforme democratiche, di cui dee essere il custode e il promotore, se non è civilmente