Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/376

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veva il 20 febbraio (0, ponendogli come condizione sine qua non che la stampa fosse eseguita a Parigi, ove egli avrebbe potuto direttamente sorvegliarla. Soggiungeva poi: «Mi è diffícile il determinare la mole dei volumi, anzi impossibile, una parte dell’opera non essendo ancora ridotta al netto». Ma, o che la condizione apposta dal filosofo torinese riuscisse troppo gravosa all’editore fiorentino, o quale altra sia stata la ragione, le trattative tra l’uno e l’altro vennero bruscamente interrotte, e del Rinnovamento nel carteggio giobertiano fino al giugno 1851 non si parla piú.

Nel frattempo, per altro, il Gioberti non solo aveva continuato a dedicarvi tutte le sue cure, ma era anche riuscito a trovare definitivamente, per mezzo del Carutti, un editore: il Bocca di Torino. A lui infatti proponeva 1*8 giugno 1851 ( 1 2 3 4 ) d’assumersi lo smercio della nuova opera, che egli, Gioberti, avrebbe fatta stampare a proprie spese a Parigi, dopo che il Bocca, insieme con gli amici torinesi, avesse trovati 1500 sottoscrittori, ciascuno dei quali avrebbe dovuto sborsare diciotto franchi. Questa proposta autorizzava i pochi iniziati a non serbare piú il segreto; svelato il quale, fu in Torino un gran chiacchierare e arzigogolare sull’atteggiamento che avrebbe assunto il Gioberti nella nuova opera. C’era perfino chi diceva che egli avrebbe fatto mostra di sentimenti repubblicani (3). Intanto la gente correva ad associarsi. «Mi farete grazia — scriveva a questo proposito scherzosamente il filosofo al suo Pallavicino (4) — di pregare donn’Anna a non fare alcun invito ai codini né ai semicodini di associarsi. La loro coda non è rispettata nel mio libro, e però non conviene far loro alcuna proposta. Tanto piú che sono cosi ingegnosi e magnanimi, che direbbero che senza il loro concorso la soscrizione non avrebbe avuto luogo. Se taluno di essi, mosso da curiositá, vorrá aver l’opera, potrá scriversi presso i librai».

Senonché al Bocca le condizioni proposte dovettero sembrare troppo onerose, non per sé, ma per l’autore. Al quale, assai piú praticamente, consigliava di cedere a lui la proprietá dell’opera, mediante un compenso; ed egli poi avrebbe provveduto alle spese di stampa e a quanto fosse occorso per la vendita dei volumi. Al

(1) Massari, p. 490.

(2) Massari, p. 492.

(3) Massari, p. 496.

(4) Lett. del 9 giugno 1851, in Mainhri, p. 144.