Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/41

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sovranitá, che è energia e atto recato a compimento; o diciam meglio, ella partecipa alla signoria, ma solo in virtú, non avendo le parti richieste ad esercitarla. Ma informata dall’ingegno, mediante il suo connubio colla coltura, ella è idonea a sovraneggiare in effetto, e solo dal suo concorso può aversi una forma di Stato che appieno supplisca ai bisogni dell’etá nostra. Imperocché le varie riforme, che si ricercano al suo miglioramento, di rado o non mai si ottengono da un governo schiettamente borghese; e per quanto sieno stringenti le ragioni che dovrebbero amicare i popolani grandi ai plebei, le saran sempre vinte da un cieco e meschino egoismo. L’esperienza di Europa da un mezzo secolo ha tolto via ogni illusione, mostrandoci che se si dánno borghesi ingegnosi e providi, una borghesia oculata e magnanima è impossibile a trovare. La plebe adunque non può sperar di riaversi se il primo impulso da lei non viene, mediante il suo concorso al por delle leggi e all’amministrazione della cosa pubblica. Vero è che, introdotta questa partecipazione, l’accostamento e l’usanza scambievole dei due ceti, migliorando l’uno e l’altro, siccome renderá la plebe piú colta e piú savia, cosi aduserá i borghesi a quella pieghevolezza che nasce dal buon avvedimento accoppiato a idee meno anguste e a sensi piú virtuosi. Per tal guisa sorgeranno a poco a poco l’unitá c ivile del popolo e l’edifizio della sovranitá nazionale, il quale avrá la plebe per base, la borghesia per alzata superiore e l’ingegno per apice, giacché in esso i due ordini si appuntano e s’individuano. L’ ingegno infatti è l’ individualitá compiuta, ma discreta e transitoria, del sommo potere, come la plebe ne è l’elemento continuo, perpetuo, generico, universale, che forma il vincolo tradizionale della successione, quando il primo fondamento di ogni politica investitura legittima è il libero assenso della moltitudine (0. Le classi colte tengono un luogo di mezzo fra quei due estremi, come la specie fra il genere e l’individuo e come il particolare fra il singolo e l’universale.

(i) Consulta Introduzione, v, 6.