Pagina:Giorgio G F Hegel - La fenomenologia dello spirito, 1863.djvu/11

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All'epoca che le guerre napoleoniche agitavano gli animi nella commossa Alemagna, il dì della battaglia di Jena, un uomo si presentava ad un tipografo per aver edito il suo libro. Quell'uomo che si pronunciava così quasi un apparizione estranea al mondo circostante, quell'uomo era Hegel; quel libro era la Fenomenologia dello spirito.
Siffatto libro, il contenuto del quale non viene esaurito neppure dagli stessi ampi successivi lavori dell'autore, non è la personalità di un individuo,ma è l'apocalisse di un mondo nuovo. Lucidamente fosco come un tempestoso meriggio estivo (sia per la difficoltà della fraseologia, sia perchè spesso un inciso equivale ad un volume, sia perchè manca l ’ultima revisione dell'Autore sorpreso dalla morte) se da una parte quel libro lascia trapelare sprazzi di luce vivida e penetrante, tale da rimuovere il fondo stesso del pensiero; dall’altra presenta intiere pagine, dove le parole non sono che l'eco confusa di una lingua ultraterrena, di cui bisogna carpirne il significalo nel contesto dell'intiero anziché nella testura di un periodo.
Sessanta anni di sviluppo umanitario e di studio profondo operato da eminenti pensatori hanno assottigliata d'assai la spessezza di siffatto velo. Il metodo utile in proposito (e che io accenno per coloro che hanno mestieri o vaghezza di comprender questa immensa opera) è quello di studiar prima il volume intiero per carpirne l'idea totale, e poi fermarsi su ciascuna divisione, studiandola, a fin d'afferrare l'idea di quella speciale divisione; e così via via proseguendo fino alle ultime determinazioni. — Ed in ciò fare si tenga presente; che il pensiero fondamentale del li-