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I soldati d’Italia, alle loro mamme, ai loro amici, alle mamme e agli amici di quelli che sono morti nella guerra, a tutti coloro che non combattono oggi con le armi, ma debbono e dovranno combattere, in tutta la vita, la guerra sacra e continua del bene, della civiltà, della grandezza d’Italia, — a quanti hanno una patria e un cuore per amarla e un braccio e una mente per servirla, — offriamo lo specchio, il conforto e l’incitamento che verrà loro dalla lettura delle Lettere che dal fronte scrisse alla madre e agli amici, tra l’agosto e il novembre, Giosuè Borsi, morto di fucile austriaco a Zagora, il 10 di novembre del 1915, e dalla lettura dei Colloqui ch’egli aveva lasciata,