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l’Isonzo, che vediamo dalle feritoie in tutta la sua incantevole bellezza. A monte, sulla nostra sinistra, è il punto della riva dove sarà gettato il ponte per il nostro passaggio. A valle si trova la testa di ponte di Plava, con due reggimenti pronti a rincalzare la nostra avanzata. In faccia a me, sulla riva opposta del fiume, si stende un bel paesino ridente. È Descla, uno degli obbiettivi dell’azione affidata a noi. All’alba di stamani è cominciata la battaglia, col fuoco delle nostre magnifiche e formidabili artiglierie. Lo spettacolo è stato terribilmente superbo e maestoso. Tutte le posizioni nemiche sono state bombardate da una gragnola di proiettili d’ogni calibro. Tutte le trincee degli avversari sono state sconvolte ad una ad una, feritoia per feritoia, con una precisione matematica, inesorabile. Una pattuglia austriaca, che occupava una trincea sulla mia destra, s’è vista rimanere sepolta, e due soldati sono stati scagliati in aria come fuscelli. L’artiglieria avversaria ha risposto debolmente e senza risultati. Sul camminamento coperto che conduce alla trincea occupata da me, e dove forse i nemici hanno scorto qualche movi-