Pagina:Giosuè Borsi - Lettere dal fronte, 1918.djvu/225

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da vivo, ma questa incertezza, grazie a Dio, non mi turba affatto, e non basta a farmi tremare. Sono felice d’offrire la mia vita alla patria, sono altero di spenderla così bene, e non so come ringraziare la Provvidenza dell’onore cbe mi fa, offrendomene l’occasione in questa fulgida giornata di sole autunnale, in mezzo a questa incantevole vallata della nostra Venezia Giulia, mentre sono ancora sul fiore degli anni, nella pienezza delle forze e dell’ingegno, e combatto in questa guerra santa, per la libertà e per la giustizia. Tutto mi è dunque propizio, tutto mi arride per fare una morte fausta e bella, il tempo, il luogo, la stagione, l’occasione, l’età. Non potrei meglio coronare la mia vita; sento tutta la compiacenza di farne un uso buono e generoso. Perciò non voglio che tu pianga, mamma, perchè in verità offenderesti la mia sorte. Non piangere per me, mamma, se è scritto lassù che io debba morire. Non piangere, perchè tu piangeresti sulla mia felicità. Io non debbo esser pianto, ma invidiato.

Tu sai quali speranze ineffabili mi conforrano, perchè sono anche le speranze in cui