Pagina:Giosuè Borsi - Lettere dal fronte, 1918.djvu/45

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mato, sono generalmente assai migliori di quel che si dice, e gl’Italiani in ispecie sono un popolo pieno d’energia, di rettitudine e di sana gioventù, sono queste le qualità che più si palesano nel nostro esercito in guerra: una serenità a tutta prova, una gaiezza familiare, un che di spigliato e disinvolto. Nell’intimità ci amiamo tutti, poichè il più delle volte il non amarci viene dal non conoscerci. Eccoti un bell’esempio caldo caldo: è qui con me, assegnato al medesimo battaglione, Giuseppe Prezzolini. Figurati! Due letterati, irritabile genus, e per di più «di fè diversi» come Rinaldo e Sacripante. Come ci siamo guardati in cagnesco, prima di conoscerci! Abbiamo polemizzato con acrimonia, siamo stati avversari inconciliabili persino ante judices. Chi mi avrebbe detto che l’avrei amato come un fratello? Eppure eccoci qua: uno dei più cari momenti della mia giornata è quando vedo la sua figura sparuta e intelligente sgambare allegramente tra le capanne del campo, e posso scambiare con lui un saluto fragoroso. Uno di noi scende in trincea; non si sa mai quel che possa succedere, ma c’intendiamo senza par-