Pagina:Giosuè Borsi - Lettere dal fronte, 1918.djvu/46

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lare, e ci scambiamo nel brio una buona stretta di mano piú forte del consueto. Si può discutere, senza pigliarci per i capelli, anche di questioni sociali e religiose, che è tutto dire. E vero che egli di capelli ne ha pochi, e quanto a me sono rapato come un ergastolano di Portolongone, ma il miracolo non è perciò meno stupefacente. E come son contento di conoscere meglio il suo spirito penetrante, che vede così giusto in tante cose, da cui ho tanto da imparare! E che compagno prezioso! Umore inalterabile, correttezza da gentleman, che risalta maggiormente nella goffa montura da fantaccino che lo infagotta, spirito pratico e pieno d’iniziativa, indole arguta, un camerata impagabile. Vedi un po’ quanto debbo alla guerra. Allorchè la mattina del primo settembre, a buon’ora, giungemmo tutti, in comitiva, coi nostri zaini sulle spalle, dal Comando di brigata al Comando di reggimento, mentre aspettavamo di essere assegnati alle varie compagnie e assistevamo ai tiri delle nostre batterie antiaeree contro l’aeroplano austriaco, ai nostro Prezzolini giunse un dispaccio. Lo aperse con ansia. Era il telegram-