Pagina:Giosuè Borsi - Lettere dal fronte, 1918.djvu/78

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Anche i soldati m’adorano, e il mio plotone, in compagnia, che è il secondo, è il migliore di tutti, il più ordinato e il più obbediente. Il mio attendente è un angelo di figliuolo, ed ha per me una specie d’idolatria. Quanto a coraggio, l’ho visto alla prova, ne ha da rivendere. Non ti parlo dei miei esploratori che, credo, verrebbero anche nel fuoco con me. Sono 24, sei per ogni compagnia, i più scelti, i più intrepidi, i più astuti, i più risoluti, gli eroi di Plava, certi musi, cara mia, da non credersi. Quasi tutti si sono offerti da sé, per venire con me. Adesso me li istruisco, e poi credo che, se saremo adoperati, serviremo a qualche cosa. Però questa probabilità si fa più difficile, perchè da tre giorni abbiamo lasciato la prima linea, e siamo in riposo. Il nostro accampamento domina la valle dell’Iudrio, e su in alto vediamo le creste del Monte Nero. Ogni giorno scendo alla valle coi soldati della nostra compagnia: ieri, per fare il bagno e per lavare i panni; oggi, per fare istruzione di plotoni in ordine chiuso, proprio come in piazza d’armi. Dalla valle, che è un incanto di pace e di bellezza, passano i feriti