Pagina:Giosuè Matteini - Istoria dell'astronomia e sistema planetario di Copernico, 1785.djvu/13

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230Ti alzò seggio di gloria all’Arno in riva;
Su cui sorgesti allor Donna, e Reina
De’ prischi sogni vincitrice, infranto
Giacendo al suol del Peripato il giogo;
Da questa alma region, che sì ti piacque
235Non fuggisti, e da Noi. So ben che all’Anglia
Arridi ancora, e ancor Gallia t’è cara;
Ma tu pur vivi anco fra noi; che dolce
Il nome ancor di Galileo risuona
Alla memoria tua. Fra queste eccelse
240Mura, ed in questo alle scienze sacro
Almo Liceo tu degnamente siedi.
Lacera il crin sopra la fredda tomba
Piangesti, è ver dell’immortal Perelli;
Ma del profondo suo saver credi
245Tu miri ancora intorno a te sublimi
Dei detti tuoi de’ tuoi profondi arcani
Interpetri, e custodi, e quì pur hai
Chi contemplando il Cielo, astri novelli
Discuopre, e accresce il Planetario stuolo
250E che? Forse il beato Etrusco Cielo,
Forse questa, cui l’Arno irriga, e parte
Alta città vetusta in abbandono
Lasciar potresti or, che dal soglio amica
Stende la destra a te l’Austriaco eccelso
255Germe caro alle genti, e caro ai Numi,
E dei consigli suoi te chiama a parte;
Onde fra i Regj alti pensieri avvolta
Ravvisi in esso il tue novello Aurelio?
Tu sai ben quanto a Lui se’ cara, e quanta
260Parte di te nel Regio petto accoglie: