Pagina:Giosuè Matteini - Istoria dell'astronomia e sistema planetario di Copernico, 1785.djvu/20

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Si perdono nel nulla? Ecco di Giove
Il lucente, e benigno Astro, cui fanno
Vaga corona le Medicee stelle,
Che inosservate in Cielo errar per lungo
Ravvolgere di secoli, lo sguardo450
De’ Caldei deludendo, e in un dei Greci
finchè il Tosco Linceo alto alle genti
Non lo svelò coll’occhio suo novello,
E lor diè nome eccelso, onde superbe
Prestano al lor Signor luce più bella.455
Ei di mole vastissimo sugli altri
Astri solari giganteggia, e splende;
Ebben sei volte ed altrettante il nostro
Terraqueo globo l’Ariete segna,
Pria che l’immensa curva, in cui s’aggira460
Ei compia intorno al Sol, benchè da quelle
Sue mutabili ognor macchie comprenda
Astronomico sguardo, che possente
Rapido moto ognor l’anima e spinge
Entro l’orbita sua. Ma già l’estremo465
Satellite del sole, il favoloso
Padre di Giove, il buon Saturno io veggio
Splender non lungi con incerta luce.
Mi volgo addietro, e già Mercurio, e l’alma
Lucida stella, a Citerea diletta470
Col nostro globo più non veggio, e il Sole
E’ un piccol astro agli occhi miei; ma denso
Orror pur non ingombra e notte eterna
Si remoto Pianeta. Ha cinque intorno
Astri seguaci suoi, ed il circonda475
Il non inteso ancor fulgido anello,
Che dà luce al suo cielo, e adorno il tende;