Pagina:Giosuè Matteini - Istoria dell'astronomia e sistema planetario di Copernico, 1785.djvu/22

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Ravvolge il vulgo nel suo van pensiero510
Guerre funeste, e vedovati Troni.
Ma tanto alto levarsi è folle impresa.
Raccogli i vanni, e me ridona alfine,
Astronomica Diva al basso suolo:
Non spero audace immergermi fragli astri,515
Che nuovi soli luminosi forse
Illustrano altre terre, altri mortali.
Sopra serica macchina volante,
Che addietro lascia le Dedalee penne
S’erga pur Gallia baldanzosa, e scorra520
L’inviolabil regjon dei nembi.
Di più perfetto Telescopio armata
Anglia lo sguardo oltre Saturno spinga,
E muova agli astri più sicura guerra.
In ira è a Giove la superbia umana;525
Ei dei ciechi mortali alle impotenti
Ricerche in preda diè Natura, e l’alte
Cagioni arcane delle cose avvolse
D’una eterna caligine profonda.
Prometeo avvinto sul Caucaseo scoglio530
L’augel vorace eternamente pasce.
Geme Salomoneo nel cupo averno,
E sotto la fumosa Etnea montagna
Il fulminato Encelado sospira.
La mia ruina ingloriosa il nome535
Non cangerebbe a un mar, nè in bianco marno
Avrei sepolcro dalle meste Ninfe
Sulle sponde del Po nuovo Fetonte.

FINE.