Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/101

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— 1)5 — di cui mai sempre improntava le sue sculture, volle anche lasciare ai posteri ammiratori un’altra idea della franchezza e quasi scorrevolezza del suo scarpello, che spesse volte dipinse le cose anziché scolpirle. Se la maschera e la barba del busto di Tiziano, eseguilo da lui, si additano quale modello d’inimitabile pastosità e leggerezza, sembra che altrettanto si possa dire di questo; nel quale lo strapazzo della gradina (1) scacciò dalla barba e dai capelli con ammirabile magistero il carattere della secchezza, che esce frequentemente dalle maggiori pretese dello scarpello. 11 drappo senatorio, di cui è. vestito, sembra operato alla damascena anziché eseguito di marmo; perfino gli orecchi sono di si rigorosa imitazione da crederli veri, quanto Vera ne sembra la mitrata e regolare sua faccia. Quanto poi al morale concepimento o espressione di questo busto, ognuno si avvede che il Vittoria ritraeva sempre in un colle lince c colla materiale lìsonomia del personaggio, la più difficile, ma egualmente necessaria, dello spirito. Nel Cappello è improntato il carattere d’un’anima pensante, di un’anima energica, di un uomo infine di stato. I di lui sopraccigli si abbassano verso il naso; gli occhi bene aperti e la bocca serena sono i mezzi che ci trasmettono questa idea; c la sua lesta, girala con gravità sulle larghe spalle, ci manifesta pur anco (1) La gradina ò un ferro corto c piano con una o più taccile o denti in mezzo, con cui si tratteggia la tlgura in maniera clic la pietra, addolcile che siano le gradinature con Un ferro putito, mostra assai grazia c morbidezza. Digitized by Google