Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/103

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— 1)7 — centino, pittore non ispregevole; ma Alessandro si tenne il suo San Rocco e San Sebastiano a casa, dicendo che alla dignità ed importanza di questo lavoro non si addiceva che le pitture più vicine fossero d’altra mano che di Jacopo Palma: sicché quelli cedettero, indennizzando, per volontà del Vittoria medesimo, il pittore vicentino col commettergli le pitture della mezzaluna che sta sopra all’altare, e qualche altro lavoro di minor conto. Nell’anno medesimo egli fu richiesto dal guardiano della chiesa di San Domenico di Castello di fare il disegno d’un altro altare che, per commissione datane al detto guardiano dai compagni della scuola del Rosario, doveva ivi esser posto a riscontro di quello di San Giacinto. Cotesto altare con quattro colonne doveva esser formato di marmi e pietre del Friuli, macchiate di bianco e di nero, siccome parla la carta di convenzione tra il frate e la compagnia. Ma questa chiesa è ora atterrala, e noi ignoriamo, se quest’altare vi esistesse realmente. Fece Alessandro molte altre opero di minore importanza che non possiamo divisare partitamente; come sarebbero figure e istorie scolpile di mezzo tondo, che si chiamano mezzirilievi, onde adornare le mura piane dei templi e delle facciate dei palazzi, alle quali non apponeva il suo nome. Lavorò arme e imprese di casali, e putti che le sorreggono; intagliò nappe e rabeschi sì in pietra, che in islucco e in mattoni; al che impiegava i molti garzoni c discepoli che teneva nella sua bottega, dandone loro il disegno e dirigen8