Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/105

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— 99 — simmetrie, furono mai di tale virtù da poter aggiungere a quel sommo maestro. Che se il Vittoria, dopo la morte del Sansovino, imprese qualche maggiore opera di architettura, lo fece quando non polca rifiutarsi o quando la commissiono correva rischio di essere affidata a chi avrebbe fatto assai peggio di lui. Avvegnaché, coll’inesatto giudizio ch’egli facea del Palladio, le proprie opere e se medesimo condannasse; pure questa estrema esigenza è una prova convincentissima dell’alto concetto eli’ egli aveva dell’arte. Nondimeno egli seppe anche in essa far molto di buono, specialmente nei particolari; e ne sono argomento le scale sempre adattate al luogo, illuminale, agiatissime; gli archi maestosi ed ornati, le colonne sui lati bellissime, e i capitelli di forma leggiadra; e il condurre insomma ogni dettaglio con tanto ingegno e perfezione, che niuno s’accorge che mai vi fosse difficoltà. Ma con ciò non vogliamo punto lodare gli ardimenti di lui, c l’abuso soverchio del grande ingegno in alcune opere architettoniche, quasi sdegnoso di seguire i modi semplici c antichi adoperati dal Sammicheli, dal Palladio, dallo Scamozzi; al quale non potè mai perdonare di avere alterato nelle Procuralic nuove di San Marco l’idea del Sansovino, con aggiungervi quel terzo ordine che forma il secondo solajo. Illuso il Vittoria dal desiderio di spingere l’arte più innanzi, e nel tempo stesso ligio a gran parte delle maniere del suo maestro, clic fece grand’uso d’ornati c di ordini, si lasciò talvolta trascinare sopra una via ben diversa da quella che avea battuta, allorché architettò in San Salvadore quel belDigitized by Google