Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/106

Da Wikisource.

— 100 — lissimo aliare, e in campo di San Fantino la fabbrica della scuola di San Giovanni. 11 nostro Vittoria dava però dei suoi rari deviamenti dalle orme classiche qualche ragione plausibile. Egli era d’avviso che, siccome l’imitazione degli antichi ricondusse l’architettura nello smarrito cammino della bellezza, cosi l’imitarli sempre e senza accorgimento fosse superstizione pericolosa. Clic se gli esempi, diceva egli, dovessero sempre prevalere alla ragione, c l’arte non si accomodasse ai nuovi costumi e ai nuovi bisogni, ne potrebbe facilmente avvenire che quella ristagnasse ed immiserisse. Di queste idee, clic pur hanno molta parte di vero, gli fu poi fatto a torto cotanto carico che si stimò, clic ne venisse gran danno non solamente al suo stile, ma a lutto il secolo. Nè per le sole cose spettanti all’architettura opinava di questo modo il Vittoria; che anzi estendeva i medesimi pensamenti alle arti d’imitazione. Nessuno più di lui venerava gli antichi; ma non poteva tollerare che si prescrivessero termini e mele al volo liberissimo degli ingegni. La troppa servitù delle norme prestabilite, e il rassegnalo e timido seguirle nel materiale dell’arte, egli riguardava come un indizio di poca coscienza e sicurezza di genio. Per quanto al nostro Vittoria sia disputala la palma nell’architettura, nessuno gli nega la gloria di essere stato lo scultore più castigalo e più diligente dei tempi suoi. Di ciò fanno bella c continua testimonianza le molte opere clic ancora di lui rimangono e il giudizio concorde dei più celebri scrittori delle arti. Digitized by Google