Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/117

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— ili — ijuello delle monache di San Zaccaria. Esse vennero mollo in acconcio a quei benemeriti che scrissero di lui; e servirono pur anco a noi, per narrare la sua vita più largamente elio finora non si sia fatto. Se il dettalo originale del Vittoria manifesta la poca pratica dello scrivere ortograficamente, nò noi nè altri gliene vorremmo fare una colpa; che rarissimi furono anche gli artisti di primo ordine, non esclusi il Sanzio ed il Buonarroti, che sapessero essere nella grammatica cosi castigati come nell’arte loro. «Lo scrivere, dicca Michelangelo, m’è di grande affanno, perchè non è mia arte.» Già dopo la morte della sua seconda moglie, Alessandro Vittoria ricompose la famiglia, associandole Doralice c Vigilio Rubini suoi nepoli, Giuseppe Batteri suo pronipote, e suo cugino Andrea Dall’Aquila. Favorendo particolarmente Vigilio c Doralice, a questi, siccome ai soli parenti che gli rimanessero, lasciò con testamento ogni suo bene, mobile e stabile. Volle però, che tulli gli stromenti spettanti a scultura, disegni a mano e a stampa, modelli di creta c di cera, rilievi di gesso e altre cose da lavorare fossero dello stesso Vigilio; e tutti quelli di architettura, pale di altari, porte, finestre e nappe, di Andrea Dall’Aquila; e che Vigilio facesse parte anche dei modelli e rilievi di gesso col detto Andrea e con Iseppo Batteri veronese, nipote di esso Vigilio. Eccettuò alcune cose dcU’arle, ch’egli legò a chiese e monasterii; un capitale in danaro, parte ancora dell’eredità paterna, che la pietà di lui investi a favore dei poveri di San Giovanni in Bragora,