Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/51

Da Wikisource.

di quella piazza. Grado non ordinario di civiltà e senso delicato dell’arte era allora anche nei privati cittadini; e il dimostrano, oltre la eletta architettura negli edifizii, gli oggetti artistici che contenevano in copia; tra i quali spiccavano la bella Venere in bronzo, grande al naturale, che slava in acconcia nicchia del palazzo Galasso, ricordata per la sua perfezione da varii scrittori del seicento c da alcuni del secolo che venne appresso; e nella nicchia di riscontro la Leda, pure di bronzo, fatta da Daniele Ricciarelli; statue sventuratamente perdute; e quel testone di bronzo che sta tuttavia a mezzo 1* arco sopra il portone. Ma più che lutto le altre opere di scultura che esistono in Trento, lo dimostra quell’ammirabile cancello di marmo bianco che racchiude il basamento o la cantoria dell’organo di Santa Maria Maggiore, tutto messo a figure in bellissimi altirilievi rappresentanti fatti biblici, frammezzali da pilastri clic reggono la cornice, e in essi certe nicchie con entro di tutto tondo graziose Sibille, cosi carnose c bene atteggiate quanto si può desiderare, e pieghe di panni si belle e morbide, che accompagnan l’ignudo c scuoprono ogni svoltare di membra. E di sotto puttini nudi, e condotti con tanta grazia e verità, che, se coloriti fossero, ti parerebbero tenerissima carne e piuttosto vivi che di marmo. Nel soffitto, pure di marmo, tre busti di profeti in bronzo, con ogni sorta di arabeschi, e caccie e combattimenti e leoni c draghi ed aquile e maschere c sacrifizii; e fra essi e nei loro estremi, tralci e foglie, da cui vengono insieme capricciosamente legati. Poi nei quadri dell’ornatissimo