Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/52

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— 46 — scompartimento, cui ricingono belle cornici, qui Ganimede rapito > là Venere che sorge dal mare; ivi Tetide e qui Nettuno e Galatea e Bacco barbato e Fauni; qui Laocoonle straziato dai serpi, là i figli infelici tra i medesimi tormenti; e Sisifo e Tantalo, e quanti possonsi ideare di tali capricciosi accozzamenti. Ogni minima parte di quest’opera accenna a maestria finitissima; avvegnaché, tra le molte cose arlifiziosissime che vi sono, nel cartellone di marmo, che ha 1* iscrizione, è una tal morbidezza che pare proprio di cartapecora pria ripiegata in quadro, poi dispiegata ed affissa: cosa difficile a poter contraffare nel marmo, attesoché lo scarpello non valga a raggiungere la sottigliezza d’un foglio. Lo dimostrano ancora, c la statua del Salvatore sopra la porla della cappella di Sant’Anna, ripiena di espressione, e i molli e bellissimi busti in marmo, di cui sono ricche le case dei signori de Lupis e Taxis in questa città, e quelli di ragione del tridentino Liceo, custoditi nella casa dei Conti dì Lodron, e molti altri che, qua e là sparsi, fregiano le sale e le stanze di private famiglie. Queste opere sono tutte di quel secolo avventurato, in cui fioriva Alessandro Vittoria, e fanno testimonianza che questa parte d’Italia, racchiusa tra i monti, non fu mai priva d’uomini egregi, che onorino la nazione. I’più dei nomi degli autori di essi ignoriamo, perché caduti in oblivione pel deperimento delle arti c per le guerre e pesti dei secoli successivi. In tanta perdita ci sia però di conforto il vedere la colpa lontana da noi, e la presente generazione animata a ripararvi, e le RapDigitized by Google