Pagina:Giovanni Magherini-Graziani - Novelle valdarnesi.djvu/144

Da Wikisource.

Cecco grullo 109


— Ma che è vero che ti fai prendere il posto da Cecco, — disse Gosto — oppure le son ciarle?

— Sta’ zitto: lasciami stare! — rispose Tonino, a cui non piacque il discorso.

— O come va?

Tonino gli raccontò tutto dall’a fino alla zeta.

— La Lisa non ce lo vuol più, e non le posso dare il torto: neppur io ce lo gradisco, e ora non so proprio come mi fare. A fargli una partaccia certo non ci tornerebbe, lo so, ma mi pare che non ci stia.

— Te lo dirò io come devi fare: ci vuol poco. O senti.

Discorsero un pezzetto fra loro e ogni tanto ridevano.

— Tu l’hai studiata proprio bene!

— E se tu fai a modo mio, non ci torna, non dubitare.

— Facciamo anche questa, — disse Tonino.

— Sicché resta fissato! Per Domenica?

— Resta fissato....

E si separarono ridendo.

La Domenica mattina Tonino e altri tre o quattro avevano fatto un crocchio, e discorrevano sulla piazzetta davanti la chiesa. Appena videro Cecco da lontano, Gosto dètte nel gomito a Tonino:

— Eccolo! Discorriamo forte. E badiamo