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La strega 131


rivar presto al mercato per esser uno dei primi. Ma per quanto camminassi, e a quei tempi avevo la gamba meglio d’ora, nella stanza ci trovai un monte di gente ad aspettare. E sapete, lì bisogna mettersi a fila, come quando uno va a confessarsi. Ne passa uno, poi due, poi tre; intanto si faceva tardi, e la mia paura era di tornare in su e trovarla bell’e morta. E dentro di me mi aspettavo di sentirmi rispondere, come quando ci andai per la figliuola di Cecco; allora il medico mi disse innanzi che aprissi bocca:

«Lo so quel che volete, ma chi v’insegna a venir a cercar del medico, quando uno è bell’e morto?»

— E detto fatto: lo sapete, per rimediare le malie c’è quel dato tempo; passato quello non c’è rimedio che valga. Per ripigliare il discorso, domandai a certe donne, che erano ad aspettare che toccassse a loro, se per piacere mi avessero fatto passare, perchè avevo grande urgenza, di vedere il medico. Bisognerebbe averle sentite, neanche l’avessi offese! Principiarono a dire che dovevo arrivar prima, e che se non volevo aspettare, me ne fossi andato. Io son di sangue rosso, e risposi a dovere. Ad un tratto l’uscio s’apre, e comparisce il medico.

«Passate, galantuomo! Voi avete più bisogno di loro, lasciatele dire.»