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prima di ogni altra cosa, contribuire l’aria che respirò
fanciullo, la florida bellezza dei campi feraci e verdi
che si stendevano intorno al suo paese, le pittoresche
e variate ondulazioni delle colline pampinose o rivestite
di cupe e fitte boscaglie, seminate di castelli e
dichiara che «nel primo Catasto» (ordinato nel 1427) non aveva «nulla di sostanza» ed il padre allora era già morto nel 1406 (V. quanto dice il Del Migliore), e non lasciò nulla. Ciò è chiaramente dimostrato dalla denunzia fatta da Giovanni di ser Giovanni nel 1470, «quartiere di santa [Croce], Gonfalone del Bue. Giovanni di ser Giovanni di Mone Guidi dipintore. Io non fui yfcrito nel primo chatasto del 1427 perchè ne sen(?) moi [morì] mio padre ed io naqui allora ed elgli non aveva nulla, rimaritossi mia madre ed ella mi [a]levò tanto ch’io andai al soldo d’età a’ anni 17 sì che non ero in queste parti nel venzette». (Arch. di Stato in Firenze, Decime, 40. 1470, Gonf. Bue, a c. 516). Piuttosto potrebbe supporsi che la mezza casa di cui Giovanni era possessore nel 1442 gli fosse pervenuta per eredità della madre, la quale appunto, come abbiamo dalla portata del 1427 di Giovanni e Tommaso, doveva avere «dall’erede di Tedesco suo secondo marito l’habitazione duna chasa posta in Chastel Sangiovanni». L’iscrizione posta sulla facciata dice così:
IN QUESTA CASA AVITA DEI GUIDI
SUCCESSIVO POSSEDIMENTO
RENZI MAGNANI-GERBI MARCANTELLI
TENNE DIMORA
TOMMASO DA SAN GIOVANNI
MEGLIO NOTO COL NOME DI MASACCIO
IL QUALE
APPRESA L’ARTE DELLA PITTURA
PER POTENZA DI GENIO DIVINO
CREAVA IMMAGINI
STUDIATE DA TUTTI DA NESSUNO IMITATE
A COMMEMORAZIONE
XXII MARZO MDCCCLXXIII
AGNESE MAGNANI-GERBI
ED IL CAV. GIOVANNI MARCANTELLI
CONIUGI Q. M. PP.