Pagina:Giovanni Magherini Graziani Masaccio ricordo delle onoranze.djvu/189

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che tiene un cane al guinzaglio ed ha sul pugno un falcone, assistono al miracolo. Un giovane spinto dalla curiosità arriva correndo da una strada e, vicino a lui, stanno altri due giovani sorpresi del fatto prodigioso: da una finestra si affaccia una donna a mani giunte. Accanto alla madre è il sacerdote con lunga cotta e, dalla stessa parte, l’ultima figura del gruppo regge devotamente, stando a capo chino, la croce vescovile astata. Quasi in fondo alla lunga strada fiancheggiata da case con ampie tettoie sporgenti, si vede una parte della facciata d’una chiesa ed il suo elegante e snello campanile.

Disgraziatamente il dipinto eseguito a tempera e leggerissimo di colore, è stato in gran parte ritoccato, ma le poche teste rimaste intatte sono di molta vivezza; il piegar delle vesti è buono e largo, i molti fabbricati sono tirati con buona prospettiva e la disposizione, l’atteggiamento ed i costumi delle figure fanno pensar subito ai tipici gruppi delle celebri composizioni dei vecchi maestri fiorentini.

Una rappresentazione dello stesso miracolo citata dal D’Agincourt, esisteva a tempo suo in Roma nella Raccolta Curti Lepri1, e la diede riprodotta come opera di Masaccio; da altri poi, con più fondamento, fu attribuita al Pesellino 2. Il dipinto nostro pare alquanto più antico e non ha i pregi di quello, soprattutto nel disegno, e tanto meno può paragonarsi

  1. Storia dell’Arte dimostrata coi monumenti, Prato, Giachetti, 1829. Vol. VI, pagg. 406-7. Tav. CXLVII.
  2. La dissero del Pesellino i signori Cavalcaselle e Crowe (op. cit.).