Pagina:Giovanni Magherini Graziani Masaccio ricordo delle onoranze.djvu/56

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vago di nuove manifestazioni della divina ed eterna Bellezza.

In tali onoranze, il sentirmi riunito all’Italia non è unicamente un piacere e una consolazione, è un dovere di gratitudine. I sommi maestri del suo Rinascimento furono i primi, anzi i soli, dopo quelli di Atene e di Roma, a manifestarmi come risposta alle sublimi aspirazioni delle cattedrali settentrionali, quelle altezze e quella bellezza che sole sembrano degne delle brame dell’artista. E gli architetti, dal Brunelleschi e dall’Alberti insino a Bramante e alla sua scuola, diventarono i miei ultimi professori. Diedero ai miei studi nuova direzione ed un ideale nuovo.

Nel caso presente, trattandosi di Maso di Ser Giovanni di Castel San Giovanni di Valdarno, sono costretto a limitarmi modestamente a pensieri di gratitudine per la memoria del giovane ma grande maestro, il primo forse, dopo Giotto, a far fare alla pittura uno di quei passi da gigante che aprono un nuovo periodo dell’Arte. Quando il Ghiberti, parlando di Giotto scrisse: arrecò l’arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo dalle misure, si direbbe quasi che tali parole gli venivano dettate più dall’operare di Masaccio che dallo stile di Giotto. Col suo nuovo studio della natura, Masaccio risuscitò la vita naturale, le forme naturali rappresentate con verità naturale. Nelle pieghe cosi grandi e semplici delle loro toghe, le sue figure portano, non come quell’antico Romano la pace o la guerra, ma l’armonia tra l’arte classica, la natura e lo spirito moderno cristiano; insomma l’Arte di Mi-