Pagina:Giovanni Magherini Graziani Masaccio ricordo delle onoranze.djvu/70

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la parca luce produceva, spandendosi sulle volte adorne di policromi ornamenti, percuotendo i massicci pilastri della navatella laterale ed animando le figure che, aggruppate in tante storie, tutte decoravano le pareti del vecchio tempio.

E penso con un senso infinito di tristezza e di pietà a coloro che, perduto ogni ricordo delle gloriose tradizioni del passato, indifferenti dinanzi al mistico linguaggio dell’arte, sprezzanti d’ogni manifestazione del gusto d’altri tempi, credettero nella loro meschina immaginazione di abbellire e di arricchire l’antica Chiesa, nascondendone l’austera apparenza, mascherandone la semplicità delle forme sotto un nauseante ammasso di stucchi, scrostando e imbiancando le pitture de’ vecchi maestri e squarciando senza ritegno le mura secolari, perché il vivido sole liberamente irradiasse le produzioni miserevoli del loro ingegno volgare.

E questo senso di rammarico e di disgusto si fa in me più vivo e più profondo, quando considero che gli ultimi profanatori del tempio gentile vivevano ed operavano allorché il culto dell’arte passata tornava già in onore, quando altri, pochi disgraziatamente, si affannavano a ridar vita alle opere disprezzate e celate, a restituire all’aspetto loro originario gli edifizi ed i capilavori vittime della depravazione e della corruzione del pubbllco sentimento, quando veggo attorno a me i rappresentanti di quella generazione che ebbe sott’occhio quasi intatte quelle produzioni dell’arte e che sotto i suoi occhi le vide distruggere e condannare all’oblio.