Pagina:Giovanni Magherini Graziani Masaccio ricordo delle onoranze.djvu/93

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Noi sappiamo benissimo che alcuni scrittori moderni hanno voluto revocare in dubbio l’autenticità di quei dipinti; ma ci sembra che un buon lume di critica valga a confermare la opinione degli storici antichi, i quali ci assicurano, che l’opera egregia deve essere attribuita al Masaccio.

Nella prospettiva poi ebbe molto da creare. Eppure riuscì eccellente nel disegnare ampi fabbricati adorni di statue in nicchie o intercolunni maestosi, in cui la luce e le ombre girano come in cosa vera. Intese a superare una delle più grandi difficoltà, che si incontrano in questa forma dell’arte, e cioè lo scortare le vedute di sotto in su, nel qual magistero riusci di tal perfezione da parere, che a questo studio avesse dato tutto sé stesso.

Con un’arte così ricca di pregi e con una fantasia assidua ricercatrice di alti e nobili soggetti era naturale che Masaccio non limitasse la sua attività alle tavole da altare, ma volesse raccomandare la sua fama a un’opera di più vasto concepimento, e questa fu la cappella Brancacci nella chiesa del Carmine a Firenze.

Ammettasi pure che, dopo il Valdarnese, vi abbia lavorato Filippino Lippi: è certo che le principalissime istorie della Cappella, incominciata da Masolino, sono opera del Masaccio.

Or bene, questo monumento fu sempre considerato il modello di un’arte che, dismesse le rozze e goffe maniere dei primitivi, si rivestiva di forme nuove ed elettissime. Nelle arie di quei volti, nella festività di quegli angeli, nella maestà veramente divina delle