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Le distorsioni sono accidenti comunemente gravi, tanto più se hanno sede nei tessuti bianchi, nei quali l’infiammazione è sempre lenta, e che una volta distesi, questi tessuti riprendono difficilmente la loro forma primitiva e la loro tonicità. Queste sorta di lesioni imprimono dolori profondi, cagionano claudicazioni che si manifestano immediatamente o solo dopo dodici, ventiquattro, o quarantotto ore, divengono continue od intermittenti, e persistono più o meno lungo tempo. Il più delle volte la parte ammalata è calda e tumida; alle volte non esiste nè calore, nè dolore, nè intumidimento, e la storta non si fa rimarcare che per la claudicazione. Quest’ultima circostanza, indicata da Lafosse, non è rara, ed è costante che distorsioni al nodello, la cui esistenza non potrebbe revocarsi in dubbio,fanno zoppicare il cavallo, senz’altra apparenza che l’irregolarità dei movimenti.

Le storte leggeri guariscono, per così dire, da loro stesse, e non esigono che riposo; quelle che sono gravi, persistono molto tempo e cagionano claudicazioni difficili a fare sparire. L’immersione della parte ammalata nell’acqua molto fredda può riescire vantaggiosa, durante le prime ventiquatt’ore dell’accidente; ma sarebbe nociva, se venisse continuata più a lungo. Dopo le ventiquattro ore, l’infiammazione è già stabilita, più o meno avvanzata, ed un astringente, come l’acqua fredda, irriterebbe ed aumenterebbe la malattia. La sola indicazione da soddisfare a quest’epoca, si è calmare il dolore, far tacere l’infiammazione, ciò che si otterrà coll’impiego di bagni caldi,