Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. II.djvu/13

Da Wikisource.

MATTEO EGIZIO

A CHI VUOL LEGGERE.


S

Pesse fiate sono andato fra me stesso considerando (Lettor mio gentilissimo) onde ciò avvenuto sia, che avendo ugualmente tutti gli uomini natural vaghezza1 di gir per lo Mondo, nostra comun patria2 peregrinando; pochissimi de’ nostri bene, e saviamente ad effetto l’abbian recata: e coloro per lo contrario, che barbari da’ nostri antichi superbamente appellati venieno, infinita gloria, con tal mezzo, s’abbiano procacciata, e tutto dì di procacciar s’argomentino. Egli non può per alcun modo recarli in dubbio, che prima, e principal cagione ne sia la benignità del nostro clima, di tutte le cose, all’umana vita bisognevoli, largo dispensatore; imperciocchè ogni azione, ed operazione, che l’uom fa, veggiamo sempre, all’acquisto d’alcun bene indrizzarsì, o pure che di bene ha sembianza; adunque colui, il quale, fuor della patria, niun bene crede, trovar si possa uguale, o maggior di quello, che gli sembra di possedere; non così di leggieri s’indurrà, nè anche per brieve spazio, a dipartirsene. Con questa temenza del disagio, di necessità convien, che s’accompagni la pigrezza, e come cagione, e come effetto: della prima maniera, perche il viver lungo tempo senza molestia, e in riposo, fa che il male, che può avvenire, con maggior forza, ne spaventi; e della seconda, perche chiunque, pauroso del male, dall’affaticarsi si ritiene,


b forza
  1. Plin. lib. 17. cap. 10.
  2. Gregor. Nyssen in laudat. S. Theod- Epitetus apud Arrian. lib. I. cap. 9. Senec. de conf. ad Helviam. Cic. 4. de finib. Philo de Mnarchi lib. 2.